“Narrare, per Gianni Berengo Gardin, è una questione di vita: forse la missione di un’esistenza. Siamo convinti che il suo pensiero sia sempre lì, nelle storie raccontabili: attorno a quell’uomo comune col quale è possibile costruire anche una ‘realtà immaginata’. Gli Zingari, i manicomi, la Luzzara di Zavattini (e Paul Strand!), hanno rappresentato solo delle opportunità per un motore già in moto, per una ‘penna’ già avvezza alla scrittura.” (Mosé Franchi)
Alla fine dell’incontro con il Gianni Berengo Gardin a ImagO 2019, dopo aver guardato ancora le su fotografie e averlo ancora ascoltato, ci si ritrova di nuovo con la sensazione che ‘essere cittadini del mondo’ non sia solo un abusato modo di dire. Perché le persone e i luoghi raccontati con semplicità ed estrema maestria dai suoi scatti non parlano solo di un attimo rubato, ma ci ricordano i nostri luoghi e la nostra gente, quella che ci vive accanto, e ci insegnano a osservare con occhio più attento la nostra realtà. “…Ci si sente più ricchi, dopo aver visto le fotografie di Berengo, è il suo racconto ad accomunarci tutti, perché ognuno di noi può ritrovarsi nei sui scatti, anche in un tempo diverso, anche in un luogo diverso…”
E se mai capitasse di dimenticarsene, la fotografia di Gianni Berengo Gardin sarà ancora lì, e ci verrà di nuovo in aiuto.
Me and the Master Gianni Berengo Gardin
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FujiFilm X-T1 - FujiFilm XF 18-55 f2-8-4R LM OIS